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MONUMENTI E CENTRI STORICI NEL DEGRADO - L'unica soluzione arriva dai filantropi

In provincia di Frosinone tante le situazioni di criticità che attendono un intervento


Qualche anno fa i crolli di Pompei conquistavano le prime pagine dei giornali, oggi - vista la frequenza ormai mensile - sono stati relegati nelle pagine interne. E se non fa più notizia il sito campano che rappresenta uno dei centri di maggiore attrazione turistica del Paese, figuriamoci i piccoli centri di provincia o i monumenti che non sono in cima alla lista delle attrazioni cittadine.

Chiese abbandonate, torri che crollano, centri storici che pian piano vengono giù nell'indifferenza generale tutto senza che si possa intervenire da parte delle amministrazioni pubbliche con i conti in rosso e alla spasmodica ricerca di fondi privati che possano sostenere gli interventi di ristrutturazione.

Un registro che nel bene o nel male è identico a tantissimi comuni della Penisola che collocano il recupero del loro patrimonio artistico come un capitolo marginale della loro programmazione. Per tutti le alternative sono due: o l'accesso a qualche finanziamento (regionale o europeo) o il ricorso a qualche mecenate che paga di tasca propria tutto il lavoro o una parte di esso. La caccia al filantropo non è certo semplice e necessita di grande impegno e professionalità da parte delle amministrazioni comunali che devono riuscire a convincere sulla bontà del proprio progetto e soprattutto riuscire a strappare l'assegno ad un altro sito in una triste "guerra tra poveri" fino all'ultimo mattoncino.

Una missione che diventa tanto più semplice (ma non scontata) quanto è importante il monumento da recuperare così il Comune di Roma sembra aver strappato nei giorni scorsi un impegno di massima da parte della Coca Cola per una raccolta di fondi internazionale per salvare uno degli otto siti di maggiore interesse della Capitale. "Niente etichette griffate sotto i monumenti in restyling, però" afferma il Campidoglio dalle colonne de La Repubblica "Siamo in cerca di filantropi e non di sponsor tout court".

Anche un approccio molto meno radicale potrebbe essere utile per tantissimi monumenti della provincia di Frosinone che ad ogni temporale rischiano di diventare un cumulo di pietre. Per evitare che questo accada e si cominci a versare lacrime su un cumulo di macerie il Prefetto di Frosinone del 2011 inviò una lettera a tutti gli enti e sovrintendenze competenti per fare il censimento archeologico, architettonico e di qualsiasi interesse culturale a rischio di dissesto idrogeologico. Una missiva che sembra non aver raccolto molto successo visto che l'attività dei Comuni ad oggi sembra essere molto blanda con delle piccole eccezioni come quella del piccolo comune montano di Terelle che negli ultimi decenni ha dato un volto nuovo al paese (nel box). Intanto, solo nel cassinate, l'acquedotto romano, il ponte Alvato tra Belmonte Castello e Sant'Elia Fiumerapido, la chiesa di S. Michele a Vallerotonda, la chiesa di S. Nicola a San Vittore e tanti altri ancora stanno aspettando.

Se i monumenti soffrono i centri storici certo non se la passano meglio con interi comuni che vertono in condizioni drammatiche tanto da essere costretti a chiudere delle strade perchè oramai compromessa la sicurezza. Per quanto riguarda l'aspetto complessivo le criticità legate al passare degli anni è accompagnata a scelte scellerate da parte dei residenti che mettono in secondo piano l'aspetto architettonico del luogo privilegiando parabole, finestre in alluminio e via dicendo.


Una situazione drammatica studiata a fondo dall'architetto Maurizio Mastroianni che ha raccolto molto delle sue riflessioni sulla pagina facebook "I Centri Storici"..d'Italia .


Secondo l'architetto "L'aspetto esteriore della maggior parte dei centri storici della Ciociaria si presentano in uno stato di diffuso ed avanzato degrado. Detto stato di degrado deriva da una parte dal deterioramento e dall'assenza di manutenzione dei materiali di costruzione dall'altra e assai più pesantemente, dagli interventi antropici che si sono succeduti negli anni e che hanno interessato diffusamente i centri storici compromettendo l'integrità dei centri stessi.

Tali interventi essenzialmente sono consistiti nella realizzazione estesa di balconi a sbalzo (a ridosso degli anni sessanta-ottanta), per la maggior parte dei casi realizzati attraverso l'inserimento di putrelle in acciaio a vista nelle murature e la successiva posa in opera di lastre in marmo come elemento di calpestio, oppure in maniera più invasiva attraverso la realizzazione di elementi in calcestruzzo armato; nel passaggio a vista dei cavi delle reti tecnologiche, quali energia elettrica, gas e tv; nell'istallazione a vista di dispositivi tecnologici, assolutamente dissonanti con il contesto paesaggistico, quali antenne, parabole, condizionatori d'aria e caldaie termiche; nell'istallazione di insegne e segnaletica realizzate con materiali e linguaggi impropri al contesto paesaggistico.

Il tutto è stato aggravato dall'istallazione di ringhiere del tutto avulse dal linguaggio e dalle tradizioni del contesto locale, senza peraltro tener conto di una omogeneità di trattamento delle singole unità edilizie. Ulteriori elementi di degrado antropico che hanno compromesso complessivamente la qualità dei centri storici sono consistiti nelle trasformazioni di adattamento ad uso commerciale del pian terreno degli edifici con nuove aperture e rimaneggiamenti di quelle esistenti realizzate con forme, materiali, finiture e linguaggio incompatibili con le tradizioni costruttive locali e senza tener conto delle regole compositive delle facciate esistenti.

Inoltre ulteriore elemento di scompenso della composizione delle facciate è costituito da molte delle superfetazioni che sono state realizzate nel corso degli anni, tra le quali si segnala, per entità di impatto prodotto, la realizzazione in aggetto di locali a sevizi igienici.

Particolarmente impattanti appaiono anche gli interventi succedutisi di manutenzione e sostituzione degli infissi e dei serramenti, fatta sia con colori e materiali impropri (alluminio anodizzato) sia con tecniche e tecnologie avulse dalla tradizione. Infine altri altri elementi di degrado antropico riconosciuti consistono nell'apposizione della segnaletica e delle insegne degli esercizi commerciali e nella diffusa istallazione di tende parasole e tettoie a riparo delle aperture.

Circa il degrado materico a cui precedentemente si accennava, si registra un diffuso degrado degli intonaci e delle pitture degli edifici affetti da fenomeni di esfoliazione, alterazione cromatica, di fessurazione, di mancanza, di distacco, di integrazione impropria oltre che di presenza di ossidi e patina biologica.

La deriva c'è stata all'inizio degli anni 80 all'indomani del terremoto quando non ci fu un controllo accurato nella ricostruzione e si badò molti di più ad alzare i muri che alla coerenza architettonica dei borghi.

Un altro fenomeno di particolare interesse è stato quello dell'abbandono dei centri da parte dei proprietari che si sono spostati in zone servite da un numero maggiore di servizi lasciando in affitto, soprattutto ad extracomunitari, le zone storiche.

Una situazione, quella dei monumenti, dei siti di interesse archeologico e dei centri storici che bisognerebbe affrontare in maniera particolarmente attenta perchè distruggere questo patrimonio significherebbe togliere ai territori e, all'Italia in generale, il primo e più importante motore di attrazione turistica con gravissime ripercussioni sull'economia interna.


di Sandro Mariani

"Quotidiano l'Inchiesta" 31.01.2014







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