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LA CASA NELLA ROCCIA È UN'ARCHITETTURA A PROVA DI ARMAGEDDON NASCOSTA FRA LE DOLOMITI

Resistita alla Grande Guerra, oggi è un bivacco panoramico sulle vette ampezzane


Tutto inizia con una scala metallica, prosegue tra passerelle in legno, ex-appostamenti per cecchini e gallerie belliche, fino ad arrivare (anche) all'ex ricovero militare intitolato al Maggiore Carlo Buffa di Perrero. Siamo a 2.760 metri d'altezza, sul monte Cristallo, nelle Dolomiti Ampezzane, dove a rubare la scena sulla vista mozzafiato è un rifugio incastonato nella roccia che lungo il sentiero attrezzato Ivano Dibona è come se fosse rimasto bloccato nel tempo. Il bivacco che fa capolino dalla parete montuosa, infatti, oltre che un importate luogo di riparo utile ai passanti in caso di emergenza, è prima di tutto una preziosa testimonianza storica.

Benché la via ferrata su cui si erge sia stata realizzata tra il 1969 e 1970, la costruzione incastonata nella montagna in questione è un'architettura costruita come base militare durante la Prima Guerra Mondiale. Come sappiamo, non a caso, il conflitto Italia-Austria ha trasformato le vette di confine in trincee in alta quota, suggerendo l'edificazione di fortini e ripari poco esposti o, addirittura, completamente nascosti nella natura. Il bivacco, intitolato a un ufficiale caduto il 4 novembre 1916 a Locvizza-Kostanie per una scheggia di granata, è stato ricavato proprio dai baraccamenti degli Alpini, realizzati durante la Grande Guerra.

Addossato da un lato alla parete montuosa, il piccolo accampamento reduce di guerra che ha tutta l'aria rigorosa di una caserma si mimetizza perfettamente nella roccia, assecondando nel volume il ritmo del massiccio. Progettato perché resistesse agli attacchi nemici, celato dentro la parete verticale, quello che oggi è diventato un punto di ristoro per gli avventurieri che imboccano l'arduo sentiero attrezzato, battuto in memoria dell'alpinista Ivano Dibona, ha subito recentemente diversi danni al tetto causati dal vento e dall'accumulo di neve. Lo scorso luglio, infatti, il Corpo nazionale soccorso alpino del Veneto, informato dalla stazione Cnsas di Cortina d’Ampezzo, ha allertato tutti gli escursionisti dichiarando il sito "inagibile". Ma niente è perduto: per molti, del resto, quel rifugio è destinato a sopravvivere ancora a lungo. E qualcuno giura (addirittura) anche all'Armageddon.



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